Un’analisi della catena di cibo da strada siciliano che, con tre locali a Milano e uno a Pavia, sta conquistando la Lombardia.
Tre locali a Milano ed uno a Pavia: questa è la diffusione di “A’ Vucciria”, attività che serve cibo da strada e prodotti tipici siciliani in locali minimali e senza tavoli.
Il nome deriva dal dialetto siciliano “bucceria”, prestito del francese “boucherie” che significa“macelleria”: con questa parola i siciliani erano soliti chiamare il mercato e, in particolare, quello popolare di Palermo detto “a’ Bucciria Granni”. Altro legame etimologico è quello con la parola “vucciria”, da “vuci” ossia il frastuono tipico dei grandi ed affollati luoghi del commercio popolare. Nei secoli, le due parole si sono sovrapposte ed il mercato palermitano è diventato ufficialmente “la Vucciria”.
L’omonima attività gastronomica offre una serie di esperienze legate alla tradizione culinaria siciliana più da strada.
Tra queste gli arancinini di riso fritti, o “arancine” se vi trovate nel capoluogo di regione, nascondono i ripieni più disparati, dal classico ragù e piselli alle melanzane alla Norma fino agli spinaci.
Lo “sfincione”, invece, è la tipica pizza soffice siciliana che trova sempre posto nella vetrinetta accanto al panzerotto e alla mozzarella in carrozza dorata e croccante.
I panini morbidi, detti “vastelle”, sono accompagnati da salsicce o “panelle”, le tipiche frittelle di ceci fritte.
Dal cannolo si passa alla cassata di ogni taglia, ma non mancano bomboloni ripieni e tantissimi altri impasti morbidi o sfogliati, tutti ottimi pretesti per una farcitura di crema, cioccolato o di immancabile ricotta.
L’obiettivo di questa catena di prelibatezze siciliane è quello di far attraversare gastronomicamente, e in tutta comodità, l’isola senza muovere piede fuori dalla Lombardia e senza spendere troppo.
Se non si vuole mangiare sul posto si possono anche acquistare paste di mandorla, passiti o birre regionali, come l’ironica “Minchia” di Messina, e portarsi così a casa un prodotto tipico memorabile.
Lo sforzo di riproporre fedelmente le ricette è assolutamente evidente. Lo si nota dai piccoli dettagli, come la farcitura espressa dei cannoli poi spolverati a piacimento con pistacchi, canditi o gocce di cioccolato oppre nel proporre il “pani ca’ meusa”, il panino con la milza (foto a sinistra). Tipico della Vucciria di Palermo, questo sandwich viene farcito con milza di vitello cotta nelle tradizionali pentole inclinate con litri e litri di “sugna” o strutto, e servito caldo, possibilmente “maritatu”, ovvero condito con caciocavallo appena grattugiato ed una spruzzata di succo di limone. Ogni morso è un piacere ed è pregevole che a chilometri e chilometri di distanza una ricetta così semplice e “rustica” sia restituita nei minimi dettagli.
Viene naturale chiedersi quanto “A’ Vucciria” riesca nell’intento di essere fedele alla tradizione e la risposta è certamente positiva: chiunque voglia cercare di conoscere e capire un po’ meglio la ricchissima cucina da strada siciliana può restare soddisfatto da pietanze tendenzialmente fedeli e ben realizzate.
Ovviamente nessun tentativo di imitazione può essere paragonato ad una specialità tipica gustata in Sicilia, dove è realizzata con la sapienza regionale di decenni o addirittura secoli, ma lo sforzo è efficace e l’esperienza vale decisamente una sosta in uno dei loro locali.
A’ Vucciria
Viale Gorizia 32 A – Milano
www.a-vucciria.it