Tanti auguri DOP: compie 20 anni il marchio delle eccellenze agroalimentari
DOP – Denominazione di origine protetta: compie 20 anni il marchio che indica le eccellenze agroalimentari. È dell’Emilia Romagna il record europeo.
Era il lontano 1996 quando si decise che le eccellenze della tavola dovevano ricevere un riconoscimento capace di renderle facili da identificare in Italia e all’estero, dando vita ad un sigillo che prevede rigidi controlli e disciplinari.
Vennero così alla luce gli acronimi DOP ad indicare la Denominazione di Origine Protetta e lGP, che sta per Indicazione Geografica Protetta, ovvero veri e propri marchi di qualità, rilasciati dall’Unione Europea su proposta del Ministero delle politiche agricole e forestali, a fronte di una istruttoria preliminare e di controlli effettuati da un ente di certificazione terzo.
DOP o IGP?
Per quanto riguarda i prodotti DOP, l’intera filiera (dall’elaborazione alla commercializzazione del prodotto) ha origine nel territorio dichiarato. Sono IGP invece, quei prodotti in cui il territorio specifico conferisce le sue caratteristiche peculiari attraverso alcune fasi o componenti della elaborazione, ma non tutti gli elementi provengono dal territorio dichiarato.
Per fare un esempio, la Bresaola della Valtellina è prodotto IGP e non DOP perchè ottenuta da carni di capi che non sono allevati in Valtellina, pur seguendo i metodi di produzione tradizionali e beneficiando, nel corso della stagionatura, del clima particolarmente favorevole della zona.
Vini DOP, DOC o DOCG
Analogo è il ragionamento da farsi per i prodotti della vite in cui i noti acronimi DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) sono ancor più datati visto che risalgono al 1992. Da quel momento l’etichetta DOC ha preso ad indicare una zona di origine ben precisa, anche con indicazione di sottozona, fino a restringere l’area a un comune o ad un luogo ancor più circoscritto con prodotti disciplinati da regole ben precise. Le restrizioni, nella definizione del DOCG vanno ancor più a farsi serrate in considerazione del fatto che l’ulteriore garanzia viene assegnata ad una porzione di territorio più ristretta dell’area della DOC o a riferirsi solo ad una declinazione di un determinato vitigno (ad esempio Superiore).
Dal maggio 2010 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 61 che adegua la normativa italiana a quella europea introducendo, anche per i prodotti della vite, le DOP (Denominazioni di Origine Protetta), che a loro volta possono continuare a declinarsi in DOC e DOCG.
Strapotere dell’Emilia Romagna nel campo delle certificazioni agroalimentari
Fin dai primi anni, il made in Italy di qualità certificata ha iniziato a parlare emiliano-romagnolo. I primi furono 13 cavalli di battaglia della tradizione della regione: Parmigiano-Reggiano DOP, Prosciutto di Parma DOP, Grana Padano DOP, Prosciutto di Modena DOP, Culatello di Zibello DOP, Coppa Piacentina DOP, Salame Piacentino DOP e Pancetta Piacentina DOP, Casciotta di Urbino DOP, Olio di Brisighella DOP; le IGP Marrone di Castel Del Rio e Fungo di Borgotaro.
Negli anni, la leadership è andata consolidandosi fino a raggiungere il record europeo di prodotti DOP e IGP con ben 43 specialità a cui si aggiungono 20 DOP del vino (18 DOC e 2 DOCG). Per festeggiare il traguardo nell’anno del ventennale, la Regione si è fatta promotrice a Piacenza di un forum nazionale svoltosi il 1° luglio dedicato proprio a quelle eccellenze agroalimentari capaci di rappresentare la storia e la tradizione del territorio ma anche di avere un forte impatto sull’economia.