Vinitaly 2018, le perle nascoste

Vinitaly 2018 Verona, alcune scoperte del salone

Grande successo per la 52° edizione del salone del vino veronese, un’importante vetrina per i prodotti di punta dell’Italia ma anche occasione per apprezzare e riscoprire chicche enologiche del nostro paese.

Visitare il Vinitaly è sempre un’esperienza intensa. A fine giornata si è stremati dalla quantità di profumi e sapori diversi che è possibile sperimentare, e il tempo sembra non bastare mai per soddisfare tutte le curiosità. Abbiamo una grande fortuna infatti: la nostra penisola può vantare un ventaglio eccezionale di proposte enologiche, che spazia dai vini austeri dei climi alpini a quelli caldi e avvolgenti del bruciante Sud.

Proprio per questo si torna sempre a casa con qualche rimpianto per una mancata degustazione. Quest’anno, però, rientro con maggiore soddisfazione e tante chicche enologiche bianche scoperte e ritrovate, dall’Alto Adige alla Sicilia.

Vinitaly 2018 Verona, alcune scoperte del salone

Piemonte, non solo terra di rossi

Ho riassaggiato con piacere un vitigno autoctono piemontese in crescita interessante: l’Erbaluce di Caluso. Che sia un gioiello della viticoltura lo dimostrano tutte e tre le versioni con cui viene vinificato: bianco fermo, spumante metodo classico e passito.

Cantina Ciek: “T” Erbaluce di Caluso DOCG

“T” Erbaluce di Caluso DOCG 2015 dell’azienda Cieck non ha nulla da invidiare ai migliori bianchi francesi. Grazie alla vendemmi tardiva per concentrare zuccheri e aromi, seguita da una criomacerazione e fermentazione in tonneau, si apre in aromi di fiori bianchi e mandorla con una leggera nota legnosa molto piacevole.

Cantina Giacometto Bruno: “Autocton” Erbaluce di Caluso DOCG

Ho anche avuto l’opportunità di assaggiare “Autocton” Erbaluce DOCG della cantina Giacometto Bruno, nelle annate 2016 e 2017, fermentate con lieviti autoctoni delle zone. Al naso aumenta sicuramente la complessità aromatica, grazie ai lieviti particolari, con note più marcate di mandorla e idrocarburi, ma in bocca rimane ottima la freschezza e l’equilibrio acido.

Le Marie: “Blanc de Lissart 2016”

Vera scoperta del padiglione è stato il “Blanc de Lissart” 2016 dell’azienda Le Marie, nel pinerolese. Uvaggio bianco a prevalenza Malvasia Bianca, nessuna denominazione per una produzione di circa 9000 bottiglie l’anno. Profumi di tè verde, pesca e gelsomino per un bianco dai riflessi verdognoli: una gioia per gli occhi e per il palato stanco.

Trentino e Alto Adige, tradizione futuristica

Pojeri e Sandri ha presentato “Zero infinito”, un vino frizzante biologico col fondo. Le uve 100% Solaris sono una varietà interspecifica resistente, e si percepisce bene la nota “selvatica” di frutta ancora verde come la mela e l’albicocca. Il vino viene fatto degustare nella versione “limpida” in tutta la sua freschezza esplosiva, e nella versione torbida che stupisce per la sensazione di morbidezza in bocca data dai lieviti in sospensione.

Nel vicino Alto Adige la scoperta del “448 s.l.m.” della cantina Girlan, un blend tra Sauvignon blanc, Pinot e Chardonnay. Tutte e tre le uve apportano qualcosa a questo vino, particolarissima la nota tiolica del Sauvignon che si esprime come foglie di salvia accompagnata dalla dolcezza dello Chardonnay.

Liguria e Sicilia, il mare nel bicchiere

A conclusione del tour di assaggi, due mari: quello ligure e quello siciliano, rispettivamente rappresentati da  Vermentino e Albarola, e da un Etna Bianco, con uvaggio 100% Carricante.

L’azienda Lunae propone un Vermentino Colli di Luni DOC nella sua espressione più minerale e sapida, intensa per i profumi erbacei che ben richiamano la macchia mediterranea, ottenuti grazie ad una criomacerazione sapientemente dosata. Anche l’Albarola Colli di luni DOC vinificata in purezza è una scoperta interessante per la acidità persistente ma non tagliente e i sentori di pompelmo.

L’Etna bianco DOC “Bianco di Caselle”  delle cantine Benanti risveglia per ultimo il palato ormai stanco. Le uve coltivate su terreni vulcanici e sabbioso riversano nel vino i profumi della rocce laviche scaldate dal sole, e in bocca si percepisce distintamente il sapore salmastro e sapido del mare siciliano.

In attesa dell’edizione 2019, ci godiamo il ricordo di un Vinitaly ricco di sapori ed in cui abbiamo soddisfatto tante curiosità.