I vini dell’azienda marchigiana hanno ottenuto recentemente prestigiosi riconoscimenti dalla stampa di settore. Abbiamo intervistato la titolare Carla Fiorini per farci raccontare degli ultimi sviluppi aziendali, dall’e-commerce alle confezioni natalizie ispirate alla Pop Art

Siamo sulle colline marchigiane a ridosso del confine con la Romagna. Qui, nelle Terre Roveresche (PU), unione dei tre Comuni di Bacchi, Orciano di Pesaro, Piagge e San Giorgio di Pesaro la coltura della vite è un antichissimo legame fra l’uomo e il territorio e proprio qui ha sede la Cantina Fiorini, guidata oggi da Carla Fiorini, terza generazione di una tradizione di viticoltori che è iniziata 100 anni fa con il nonno Luigi Fiorini.
Carla Fiorini oggi è considerata la signora del Bianchello del Metauro, un vino tipicamente marchigiano che l’imprenditrice ha contribuito a far conoscere al pari di vitigni più diffusi tanto che, proprio in un anno così difficile come il 2020, sono arrivati alcuni dei più prestigiosi riconoscimenti da parte del mondo del giornalismo enogastronomico, tra cui un premio e menzioni speciali: “Guida Essenziale ai Vini d’Italia di Doctor Wine”, “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” edizione 2021, guida del Corriere della Sera; la “Vini Buoni d’Italia 2021” di Touring Editore; la “Slow Wine 2021, sezione “Top Wine – Vini quotidiani” – e il premio “The WineHunter” conferito dal Merano Wine Festival.
Intervista a Carla Fiorini
L’esempio di Carla Fiorini ci aiuta a conoscere meglio i contributi delle donne nel mondo del vino e per questo, oltre a raccontare le tante novità dell’azienda, abbiamo anche voluto intervistarla e conoscere una storia di imprenditoria al femminile e senso di responsabilità.
Signora Fiorini, Lei ha sempre desiderato lavorare nell’ azienda di famiglia?
«Fino al liceo avevo preso tempo. Io volevo fare agraria e mio padre mi ha sempre invitata a fare ciò che volevo ma sapevo che ero la sola a poter portare avanti l’azienda di famiglia e se avessi voluto cambiare, l’azienda sarebbe stata venduta e mi sarebbe dispiaciuto. Dopo la maturità si sono verificate alcune situazioni che mi hanno spinta a scegliere: in primis, la trasformazione da azienda agricola ad azienda vitivinicola. Mio padre diceva sempre che bisognava dare un valore al cambiamento, quindi la scelta di fare vino doveva essere di qualità. Mia mamma, che è milanese e veniva dal mondo della moda, ha sempre avuto una mentalità ampia e così si è data all’aspetto delle pubbliche relazioni e al rapporto con i giornalisti».
Come si è preparata ad affrontare le responsabilità di un’ azienda?
«Andai a studiare Tecnologia alimentare a Udine, nella patria del vino bianco, e lì incontrai tanti studenti della Scuola di Enologia di Conegliano che erano già molto esperti rispetto a me: rimasi affascinata e quegli anni furono davvero molto belli perché iniziai a confrontarmi con mio padre, che era molto più anziano di me; la prima etichetta Campioli risale al 1991 e il successo fu immediato. All’ epoca il Bianchello lo conoscevano davvero in pochi ma per fortuna questa è una zona turistica, si viene per passare una vacanza per cui fù facile venderlo e farlo conoscere. Oggi le aziende che producono Bianchello sono molte di più. Il 2013 è stato un anno importante perchè siamo passati al biologico: è stato un cambiamento voluto da me perché ho preso atto del fatto che l’agricoltura intensiva inquina. Oggi la scienza e la tecnologia devono limitare ciò che inquina perché il rispetto dell’ambiente è la base dell’ agricoltura. Per fortuna le Marche è una Regione in cui fare biologico è facile grazie alle buone condizioni climatiche».

La sensazione è che il mondo della viticoltura sia ancora molto dominato dagli uomini: è così?
«Io mi sono sempre sentita molto rispettata. Sono una persona gentile, rispettosa e non aggressiva e credo che questo sia importante nelle relazioni. Da ragazza era più difficile farsi conoscere come imprenditrice ma oggi ho un buon rapporto con il mondo del vino; inoltre, sono diventata capofamiglia molto presto e le responsabilità mi hanno dato sicurezza. La parte più difficile a volte è non avere i sensi di colpa come madre di famiglia perché la famiglia l’ho sempre amata e a volte mi sembra di togliere tempo ai figli ma per fortuna con me in azienda c’è anche mio marito Paolo Tornati, che mi ha sempre dato un grande supporto come coniuge e come socio e tutti insieme viviamo nel casale di famiglia vicino l’azienda. In alcuni momenti difficili ci vuole resilienza».
Le Marche sono una Regione con un grande potenziale eno-turistico ma ancora non si è affermata come altre regioni: secondo Lei qual’ è il motivo?
«Manca la coesione tra i produttori come invece capita altrove; stiamo pagando il fatto di non esserci adeguati alla promozione del territorio come hanno fatto altre regioni. Per fortuna ci sono realtà come l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini che sta facendo tanto per la regione sotto il profilo enologico: basti pensare che il Verdicchio, il vino marchigiano per eccellenza, è il bianco più premiato degli ultimi anni. Credo che il grande pubblico debba ancora scoprire i vini marchigiani, che sono vini moderni, freschi, minerali, sapidi, in linea con quello che sono i consumi di oggi. Un altro problema è che qui non ci sono grandi città, ma solo cittadine e borghi e questo non aiuta lo sviluppo. Noi siamo nel territorio dei Castelli della Rovere, un luogo poco conosciuto, vicino la Romagna, molto bello e ben tenuto. Qualche anno fa c’è stata un’unione fra i Comuni che ha portato bene alla zona perché sono stati fatti investimenti che hanno contribuito a migliorare i servizi e la qualità della vita».
Che effetti ha avuto l’ emergenza sanitaria sulla Sua azienda?
«Questi mesi difficili hanno portato perdite importanti, fino al 50% durante il lockdown; poi c’ è stata una bella estate per tutti che ci ha fatto recuperare ma adesso con le nuove restrizioni dobbiamo affrontare un altro periodo di incertezze. Questa emergenza però ha avuto anche l’ effetto di farci decidere a sviluppare il nostro e-commerce».
Cantina Fiorini: arriva l’e-commerce
Ed è proprio questa la novità di Cantina Fiorini, che la stessa titolare ci spiega così:
«Il nuovo progetto online nasce soprattutto per esaudire le tante richieste ricevute da fuori regione: sono sia coloro che ci seguono da sempre ma anche nuovi acquirenti interessati alla nostra produzione. In Italia la vendita di vino online non è mai decollata: prima della pandemia era stimata attorno all’1% del fatturato del mercato nazionale. L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificato l’approccio all’acquisto di vino accelerando un cambiamento inevitabile e incrementando questo nuovo canale che si affermerà presto come un importante canale di vendita. Noi abbiamo preferito creare un e-commerce nostro piuttosto che entrare in altre piattaforme insieme ad altre centinaia di vini».
Oltre alle 12 etichette Fiorini, sul sito dell’ azienda è possibile acquistare anche una delle quattro box in promozione oppure le tre speciali box “Wine&Food” dell’azienda, in cui oltre ai vini si troveranno anche alcuni prodotti tipici tra cui le piade sfogliate a mano, un formaggio pecorino affinato a scelta e salsicce stagionate.
Pop Wine: la speciale confezione natalizia

Le novità della Cantina Fiorini però non finiscono qui perché per il prossimo Natale l’azienda ha pensato anche a una speciale confezione natalizia, ispirata ai grandi protagonisti della Pop Art: si tratta della collezione “Pop Wine”, composta da Andy, Radiant e Roy, una trilogia di nuovi vini “particolari”, frutto del percorso di ricerca e sperimentazione che avviene, contemporaneamente, preservando il patrimonio vitivinicolo classico.
Ciascuno dei tre “Pop Wine” rappresenta l’approdo di una ricerca a sé stante: Andy esprime la longevità del vino bianco più rappresentativo del territorio, ovvero il Bianchello; Radiant, l’inedita combinazione di due vitigni autoctoni marchigiani da uve bianche; infine Roy, che accoglie l’inaspettata riscoperta di un vitigno rosso.
Signora Fiorini, avete introdotto nuove etichette che si distaccano dalla tradizione dl Bianco marchigiano: per il futuro che progetti avete?
«La sperimentazione è stimolante e dopo lo Spumante stiamo valutando nuove strade in cantina, come la macerazione del Bianchello sulle bucce, ma siamo ancora in fase di sperimentazione. Quello che è sicuro è che resterò sempre legata ai vitigni autoctoni e non farò impianti diversi da quelli. A volte è difficile resistere alla tentazione di impiantare vitigni più conosciuti e più facili da vendere, ma resto convinta del fatto che avere cultura del proprio territorio vuol dire fare bene con quello che si ha».
Azienda Agraria Fiorini 1849
Via Campioli 5, Terre Roveresche (PU)
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