Italiani sempre più in crisi, ma non rinunciano al ristorante

Italiani sempre più in crisi, ma non rinunciano al ristorante

Stretti tra inflazione e rincari energetici, i consumatori premieranno la qualità e la sostenibilità puntando a un nuovo bilanciamento tra risparmio ed esperienza gourmet. Se ne è parlato in occasione del Food Service Forum dedicato alla ristorazione commerciale

Nonostante le polemiche sugli scontrini impazziti e sui ricarichi applicati a toast o piatti condivisi, la passione degli italiani per le cene fuori casa e per il buon cibo resta sempre alta. Le recenti previsioni della Fipe, infatti, ci dicono che i consumi delle famiglie nella ristorazione saliranno complessivamente a 89,6 miliardi di euro entro fine anno, con un incremento reale dell’1,3% rispetto al 2022. Un buon risultato, soprattutto se letto alla luce di un generale rallentamento dei consumi legato al caro-bollette e al clima di incertezza generato dall’instabilità geopolitica.

«Non siamo però ancora allineati ai consumi pre-covid e soprattutto va ricordato che una fetta di consumi fuori casa dell’era pre-pandemica, con il consolidarsi dello smartworking, probabilmente non verrà più recuperata», avverte Stefania Trenti, Head of Industry Research Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, in occasione del Food Service Forum, il main event di Gruppo FOOD che ha riunito nei giorni scorsi a Milano i player della ristorazione commerciale.

Il consolidamento dello smart working, infatti, si è delineato chiaramente già nel 2022 coinvolgendo circa il 18% dei lavoratori, con punte del 25% nei centri abitati con più di 250 mila abitanti.

Le previsioni per il 2024, tra incertezza e inflazione

Le analisi di Intesa Sanpaolo preannunciano un 2024 carico di incertezze e caratterizzato da una diminuita propensione alla spesa da parte dei consumatori italiani (fino al 25%). Se pure la crescita globale sarà sostanzialmente simile a quella del 2023, le dinamiche commerciali internazionali resteranno molto deboli soprattutto in Europa e in Cina. Inoltre, il grande fattore di rischio per le imprese tornerà ad essere il costo dell’energia, soprattutto nell’ottica di un’estensione del conflitto anche all’Iran.

Se nel 2022 il livello dei consumi fuori casa da parte delle famiglie italiane era tornato quasi ai livelli pre-Covid, oggi lo scoppio del conflitto israelo-palestinese si inserisce come fattore destabilizzante e porta a due scenari possibili: uno destinato ad avere effetti poco rilevanti, l’altro invece potenzialmente in grado di influenzare negativamente la politica monetaria e di aggravare il debito anche nell’Eurozona a causa dei possibili rialzi energetici.

Al netto di questa incertezza geopolitica, le previsioni individuano un primo semestre 2024 caratterizzato dal prevalere dell’impatto della stretta monetaria e un secondo semestre di ripresa grazie all’attenuazione dell’inflazione e al recupero del potere d’acquisto delle famiglie.

«In questo clima di instabilità, è bene tuttavia non sottovalutare quanto evidenziato da un recente sondaggio dell’Ufficio Studi Coop – Nomisma sulla propensione all’acquisto da parte degli Italiani: secondo l’indagine, infatti, nel corso del 2024 la quantità complessiva di beni e servizi acquistati diminuirà del 25% anche se la voce di spesa che diminuirà di meno sarà quella per l’acquisto di cibo per il consumo domestico (16%)» precisa la manager di Intesa Sanpaolo.

A cosa è dovuta questa cautela da parte dei consumatori? Sicuramente l’effetto del caro-bollette ha messo fortemente in discussione il tesoretto accumulato dalle famiglie italiane durante il lockdown. Pertanto, anche se il mercato attende una riduzione dell’inflazione nel corso del 2024, le incertezze sui redditi influenzeranno le abitudini di consumo e circa il 40% delle famiglie risparmierà sulle cene fuori casa (fonte Ufficio Studi COOP-Nomisma).

Le nuove aspettative delle famiglie: qualità, sostenibilità, digitalizzazione dei servizi

Al netto delle incertezze sopra evidenziate, il cibo resta comunque un fattore culturalmente e socialmente importante per gli italiani rispetto agli altri abitanti dell’Eurozona. Prova ne sia che solo il 14% dei nostri concittadini prevede di ridurre la spesa per gli alimenti, contro il 33% dei sudditi del Regno Unito, il 31% dei Francesi, il 23% dei Tedeschi e il 21% degli Spagnoli.

Cambieranno però le esigenze e i modelli di consumo: secondo gli analisti, infatti, nel corso dei prossimi 12-18 mesi si consolideranno una serie di abitudini già sperimentate in epoca pandemica. In particolare, aumenteranno la propensione per nuovi stili alimentari (iperproteico, reducetariano e fit, tra i principali) e la ricerca di un maggiore bilanciamento tra risparmio ed esperienza (Fonte rapporto COOP 2023). Il consumatore, quindi, premierà la qualità.

Di conseguenza, altrettanto importante nelle scelte di chi consumerà i pasti fuori casa sarà il tema della sostenibilità: il 25% degli italiani infatti ha in previsione di adottare uno stile di vita sostenibile nei prossimi 12-18 mesi e di conseguenza il 71% di loro chiede alla ristorazione di adeguare il proprio modello di business.

Tra le soluzioni apprezzate e suggerite dai consumatori, risultano ai primi posti l’adozione della doggy bag per recuperare gli avanzi, l’uso di materie prime provenienti dal territorio e da allevamenti non intensivi, la riduzione dell’uso di plastica (Fonte rapporto FIPE 2023).

Sarà molto alta anche l’aspettativa legata alla digitalizzazione dell’offerta, attraverso App e soluzioni in grado di migliorare l’esperienza di acquisto e degustazione. Il fenomeno del food delivery, in particolare, si sta ormai affermando anche in Italia dove è ormai un canale di fruizione utilizzato dal 37% dei consumatori italiani, una percentuale che ci sta avvicinando a Germania (49%) e Francia (39%).