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Mario Ferrara sul Coronavirus a Bologna: «Alla Trattoria Scaccomatto non abbandoniamo i clienti»

Il Covid-19 ha bloccato anche la ristorazione italiana. Ne abbiamo parlato con lo chef lucano, titolare di un ristorante al centro di Bologna che ha deciso di continuare a lavorare seppure con modalità completamente nuove

L’emergenza dovuta alla diffusione del Coronavirus sta cambiando, ora per ora, le abitudini degli italiani: nessuna categoria è esclusa da questa sorta di nube nera che aleggia sul nostro Paese e l’economia, al pari delle persone, è vittima di questa impasse.

Trattando di ristorazione, abbiamo scelto di parlare proprio della crisi che vivono i protagonisti di questa categoria e siamo partiti da Bologna, una delle prime città che ha subìto la scelta – giusta – di limitare e poi azzerare l’attività di somministrazione di bar e ristoranti. È stata lasciata aperta la strada del delivery, ovvero la consegna a domicilio dei pasti, per garantire a tante categorie di lavoratori ancora in attività di poter consumare un pasto caldo a pranzo.

Mentre sull’argomento vige ancora una certa confusione e idee spesso in contrasto fra loro, La Gazzetta del Gusto ha parlato con Mario Ferrara, titolare della Trattoria Scaccomatto situata nel cuore del centro storico, che in questi giorni ha scelto di continuare ad essere operativo, insieme al figlio Simone Ferrara, seppure con un regime di lavoro completamente nuovo.

Mario Ferrara sul Coronavirus a Bologna: la Trattoria Scaccomatto attiva il delivery

Un’intervista breve, rigorosamente telefonica, per comprendere meglio le difficoltà che vivono gli addetti al settore in questo momento, per indagare i sentimenti di chi si è trovato a reinventarsi un lavoro e con grandi punti interrogativi sul domani.

Mario, innanzitutto quali sono i tuoi sentimenti in questo momento?
«Mi sento frastornato, come tutti: viviamo una cosa più grande di noi, inaspettata, e ci stiamo abituando a vivere con ansie e paure».

Tu hai deciso di mantenere aperto il ristorante adattandolo alle nuove regole: ci spieghi perché hai fatto questa scelta?
«Io e mio figlio Simone, che da poco ha fatto il suo ingresso in società e nell’attività, abbiamo scelto di tenere il personale a casa ma io e lui siamo qui al ristorante tutto il giorno. Le ragioni sono varie: in primis per combattere il rischio di depressione stando tutto il giorno a casa senza far nulla. Io non riesco a stare lontano dalla cucina e anche cucinare per una sola persona mi da felicità, mentre mio figlio che ha 26 anni ha tanto entusiasmo e ci siamo trovati d’ accordo sulla stessa decisione. Questa scelta aiuta noi che ci identifichiamo completamente nella nostra attività: non ci piace l’idea di tenere abbassata la serranda e quindi stiamo qui sia per sistemare alcune cose all’interno del ristorante sia per studiare nuovi menù con minore disponibilità di alimenti. Un altro aspetto importante è quello di rimanere un presidio per la strada, così come abbiamo sempre fatto da 30 anni a questa parte».

Questa scelta serve anche a mantenere in vita la vostra economia?
«Non è strategia e non è un supporto economico perché 50 o 100 euro al giorno non ci aiutano economicamente. La scelta di fare delivery è un modo per coccolare i nostri clienti: l’altro giorno una famiglia che doveva festeggiare una laurea ha dovuto annullare il pranzo al ristorante ma almeno in casa, con i familiari, è stato possibile fare un po’ di festa e noi abbiamo portato a casa loro il menù».

Come vi siete organizzati?
«Ci tengo a dire che tutto ciò che facciamo è nel rispetto delle normative e della sicurezza. L’asporto non è legittimo, quindi consegniamo noi, con tanto di mascherina e guanti».

Come vedi il futuro?
«Al momento siamo tutti nella stessa barca e non parlo solo dei ristoratori. Penso soprattutto a quanto sarà dura la riapertura: non sappiamo come sarà cambiata l’economia, a cosa andremo incontro, quali cambiamenti dovremo affrontare. Esorto i miei colleghi a non perdere l’entusiasmo per questo lavoro: presto ricominceremo».

E noi ci auguriamo di tornare prestissimo a poter godere della cucina di Mario Ferrara, uno splendido blend delle esperienze dello chef di origini lucane che, con tenacia e amore per il lavoro, ha costruito una trattoria confortevole e dalla proposta a tutto tondo fra paste ripiene, carne, pesce, ricette tradizionali e tocchi di creatività. Un augurio di ripresa che estendiamo a tutti i cuochi, ristoratori e imprenditori italiani.

Trattoria Scaccomatto
Via Broccaindosso, 63 – Bologna
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