Il volume di G.R.A.S.P.O. conquista il prestigioso riconoscimento nella categoria Viticoltura del Premio OIV. Un riconoscimento alla qualità del lavoro svolto dagli autori che evidenziano come la biodiversità viticola italiana sia una risorsa strategica contro i cambiamenti climatici
«Il più grande vantaggio competitivo del vino italiano prodotto con uve autoctone è che nessun altro può imitarlo e produrlo. L’importanza della diversità genetica assume una dimensione maggiore mentre affrontiamo il cambiamento climatico e discutiamo di protocolli per la sostenibilità. Nascosto da qualche parte tra i vasti vigneti d’Italia c’è un’uva più adatta a resistere alla siccità, al caldo, all’umidità o qualunque altra sfida possa presentarsi».
Con queste parole Monica Larner, autorevole firma del vino a livello internazionale nonché italica “corrispondente” per Robert Parker Wine Advocate, ha sottolineato l’importanza della pubblicazione “100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia” il libro di G.R.A.S.P.O. (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità Viticola) che racconta le più interessanti storie di conservazione del nostro originale patrimonio ampelografico.

E proprio in questi giorni si è avuto conferma che il libro ha conquistato l’Award 2025 nella categoria “Viticoltura” del prestigioso concorso internazionale promosso dall’O.I.V. (International Organisation of Vine and Wine), sorta di O.N.U. del vino.
Il premio sarà consegnato nell’ambito della cerimonia ufficiale dell’O.I.V. Awards il prossimo 21 ottobre presso la nuova sede dell’O.I.V. a Digione in Francia.
Massimo riconoscimento a livello internazionale ai lavori scientifici presentati nelle diverse categorie il premio viene attribuito da una giuria composta da esperti dei paesi membri, basando le proprie decisioni sulle valutazioni fornite dai lettori di tutto il mondo e con eccellenza scientifica e tecnica a faro della mirata selezione.
Un premio che arricchisce di ulteriore valore il lavoro di G.R.A.S.P.O., giovane ma dinamica associazione veronese nata da un’idea di Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi, Giuseppe Carcereri de Prati e Gianmarco Guarise con la passione per la ricerca attiva sul fronte del recupero di antichi vitigni abbandonati, nella convinzione che la biodiversità possa essere una risorsa importante per il futuro della viticoltura, sia in chiave di cambiamento climatico che per una migliore e più dinamica comunicazione delle singole identità territoriali.

Una pubblicazione che apre una finestra importante e mette in risalto i tanti testimoni della ricca biodiversità viticola dell’Italia in un viaggio ideale dalla Valle D’Aosta all’Etna.
Viaggio che, come sottolinea Aldo Lorenzoni – co-autore del libro e fondatore di G.R.A.S.P.O. – si presenta ricco di storie originali spesso caratterizzate da autentico eroismo ma anche un racconto di quanto istituzioni, centri di ricerca ed ampelografi di tutta Italia hanno fatto per identificare e preservare questi vitigni.
«Un testo organizzato anche in capitoli territoriali che cerca di contestualizzare, dove possibile, aziende e cultivar nei relativi territori, finalizzato comunque a far conoscere per ogni vitigno a rischio estinzione incontrato nel percorso di ricerca, la persona o l’azienda che di questo vitigno è diventata custode. Fortemente convinti che la vera sostenibilità in vigna parte dalla tutela e dalla salvaguardia della biodiversità viticola di ogni territorio, abbiamo inoltre inserito nel testo anche alcune storie di sindaci, di piccole comunità, di associazioni ed aziende che condividendo questo nostro pensiero hanno collettivamente e concretamente contribuito alla salvaguardia della biodiversità viticola locale anche tutelando vecchie vigne, storici sistemi di allevamento ed ancestrali pratiche agricole».
E anche il Presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV), Luigi Moio, enologo di chiara fama, docente universitario e persino produttore a Mirabella Eclano con la sua Quintodecimo, ha ribadito come anche se «l’Italia rappresenta il paese del vino con il maggior numero di vitigni e quindi con la massima espressione di biodiversità viticola, non è superfluo continuare a ricercare ulteriori testimonianze di vitigni dispersi nella sua storia. Questo perché tale diversità è oggi minacciata da un’emergenza climatica che rischia di portare ad una pericolosa omologazione dei vini privandoli delle loro principali peculiarità distintive. Oggi è ancor più necessario riuscire a ricollegare sempre il vino al suo territorio d’origine. Se un vino non riesce a rendere riconoscibile la sua origine perde gran parte della sua forza anche a livello commerciale.»

«Se si vuole conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso le vicende che hanno accompagnato l’affermazione dei suoi vini – conclude con l’acume che lo contraddistingue il Prof. Attilio Scienza, autentico guru in materia – è necessaria una riflessione che parta dai suoi vitigni originali, perché solo attraverso questi è possibile capire la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale in genere.
I vitigni infatti sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori: gli uomini muoiono ma i nuovi abitanti, pur aggiornando le abitudini, mantengono e spesso incrementano i vitigni dei loro predecessori. L’attuale crisi della biodiversità nelle specie vegetali in genere è stata definita la sesta estinzione e rappresenta solo un aspetto della attuale tendenza alla semplificazione delle differenti manifestazioni della vita, dove purtroppo la monocultura della mente è più devastante di quella biologica».

Maggiori informazioni, o per consultare il libro: www.graspo.wine