Turismo

Oleoturismo: la Riviera Ligure antesignana di un nuovo modo di esplorare il territorio

Un settore in ascesa e che dalla Liguria trova slancio vitale: l’oleoturismo è entrato da poco nel vocabolario ufficiale del nostro Paese ma, in queste terre, Consorzio di tutela e Qualivita si fanno promotori di un’attitudine al viaggio che farà scuola in Italia

Degli ulivi secolari nella zona di Carovigno, in Puglia (Foto © La Gazzetta del Gusto).

Una produzione tutt’altro che abbondante in un territorio morfologicamente difficile e spesso aspro: parliamo dell’extra vergine di oliva della Riviera Ligure, una delle 42 certificazioni DOP in Italia del mondo dell’olio, da alcuni anni al centro di un importante progetto di rilancio, giocato soprattutto sull’incremento del cosiddetto “oleoturismo”.

Oleoturismo nella Riviera Ligure: una nicchia da esplorare

Con 2.223 ettari di superficie olivicola e oltre 670 mila piante iscritte al sistema di controllo DOP Riviera Ligure, la filiera di questa autentica eccellenza italiana conta un totale di 1257 soggetti, la maggior parte olivicoltori ma anche frantoiani, confezionatori e intermediari; numeri certamente di nicchia se contestualizzati nel panorama produttivo nazionale, con alcune regioni che continuano a fare la parte del leone: la sola Sicilia, ad esempio, ha sei Dop, mentre Puglia, Toscana e Campania ben cinque a testa.

La valorizzazione del turismo esperienziale in zone vocate all’olivicoltura “eroica” può quindi dare nuova linfa a decine e decine di aziende che, nel frattempo, dovranno rendersi capaci di sviluppare una propria dimensione turistica, per permettere a un viaggiatore accorto ed esigente di conoscere gli aspetti gastronomici, culturali e sociali del prodotto.

Cos’è l’oleoturismo secondo la legge

Quello di “oleoturismo” è un termine relativamente nuovo per il nostro Paese: il Legislatore, infatti, lo codifica solo nel 2020 grazie ad un emendamento alla legge di bilancio, ricomprendendo in questo concetto “tutte le attività di conoscenza dell’olio d’oliva espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni aziendali dell’olio d’oliva, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito dei luoghi di coltivazione e produzione”.

Oliveti aperti 2022: esperienze per scoprire l’olio DOP

Proprio i luoghi di coltivazione e produzione sono stati al centro dell’ultima edizione di Oliveti Aperti, l’iniziativa nazionale lanciata dal Consorzio di tutela dell’Olio DOP Riviera Ligure, con la collaborazione di Fondazione Qualivita e il supporto della Regione Liguria, al fine di coinvolgere cittadini e turisti all’interno della tradizione dell’olivicoltura eroica ligure.

Grazie alle 28 aziende socie del Consorzio di tutela coinvolte, i partecipanti hanno potuto vivere molte esperienze per scoprire l’olio DOP e il suo territorio come percorsi di trekking e bike, visite a oliveti e frantoi, degustazioni, itinerari d’arte e cultura, laboratori didattici ed eventi culturali ed enogastronomici.

Oleoturismo in Italia: l'esempio della Riviera Ligure
Oliveti Aperti è un’iniziativa del Consorzio di tutela dell’Olio DOP Riviera Ligure (Foto © Gabriele Pasca).

E che quella dell’oleotursimo sia una strada da seguire a ogni costo ce lo dicono i esperienze per scoprire l’olio DOP: nel 2021, stando al rapporto di settore diffuso dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il 55% di turisti ha svolto almeno un viaggio motivato da esperienze enogastronomiche, dato che dal 2019 è cresciuto di oltre il 12%. E il potenziale? Ancora tanto, considerando che, sempre secondo il MIPAAF, il 70% di italiani vuole conoscere di più l’enogastronomia del proprio Paese.

Il senatore Dario Stefano, promotore della legge sull’oleoturismo

Dario Stefano è stato uno dei principali promotori della legge sull’oleoturismo. Per il senatore pugliese a capo della Commissione Politiche UE di Palazzo Madama, infatti, «questo tipo di turismo ha potenzialità enormi nel contribuire a trainare il Made in Italy di cui vino ed olio sono attrattori straordinari e motori di sviluppo e di valorizzazione dei territori

E poi una stoccata ai vicini d’oltralpe.

«Se l’Italia del vino gareggia da sempre in un derby infinito con la Francia, – dice Stefano – l’Italia dell’olio, invece, non ha competitor: è leader mondiale indiscusso! E non solo in termini di qualità e quantità produttiva, ma anche in termini di storie, tradizioni e paesaggi disegnati dagli ulivi che costituiscono un insieme incredibilmente attrattivo perché sinceramente autentico e fortemente identitario. L’oleoturismo, detto in altre parole, è chiamato a divenire una sorta di “secondo raccolto dell’oliveto”, senza limiti di tempo e di ripetizione. Non possiamo mandare persa questa irripetibile occasione».

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Gabriele Pasca

Gastroturista per passione, cuoco per necessità, giornalista per pigrizia, scrittore per errore. Nato nel poco lontano 1992, in un paese «a sud del sud dei santi». Recensisco, viaggio e sperimento: sempre meglio che lavorare.

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