Dopo il sì della Food&Drug Administration al consumo di carne in provetta, Coldiretti assieme a diverse realtà di settore ha lanciato una petizione per introdurre una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione di cibo artificiale in Italia. Abbiamo ascoltato le ragioni delle proteste

In un futuro non troppo lontano addenteremo un hamburger coltivato in vitro, berremo latte ottenuto in provetta e ci cuoceremo uova sintetiche al tegamino. Di fatto, le infrastrutture biotecnologiche con cui dare il via a tale produzione non solo già esistono (è del 2013 il primo “hamburger artificiale”) ma, in alcuni mercati, sono già autorizzate a operare.
Il caso più eclatante è quello degli USA: la Food & Drug Administration ha recentemente dato il via libera al consumo di carne sintetica negli USA. E i numeri del fenomeno parlano da soli: uno studio di McKinsey indica che entro il 2040 la carne coltivata rappresenterà il 20% del mercato globale della carne.
Una nuova scelta etica? Una nuova speranza nella lotta contro la fame? Una soluzione per arrestare le emissioni di gas serra, un quinto delle quali legate proprio alla produzione agricola tradizionale?
Le polemiche, in realtà, non si sono fatte attendere soprattutto qui in Italia, come è già accaduto con l’ingresso sul mercato dei cosiddetti “novel food”.
Cibo sintetico in Italia: prevale il NO
La contrarietà per il cibo sintetico in Italia sembra trasversale, come dimostrano le firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa di Coldiretti, Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia.
Insieme al premier Giorgia Meloni e al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, inoltre, hanno firmato Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei, Sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi.
Una petizione firmata da 250mila italiani
Sono già oltre 250mila le persone che hanno firmato su tutto il territorio nazionale per promuovere una legge che vieti la produzione di cibo sintetico in Italia, nonchè l’uso e la commercializzazione, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi.
Il no sembra essere preponderante per classi di età, titolo di studio, genere, area territoriale di residenza, livello di reddito. Una ricerca Censis, presentata al recente Forum agricoltura di Coldiretti, ha evidenziato che circa l’84% degli intervistati è contrario all’idea di cibi prodotti in laboratorio da sostituire a quelli coltivati o allevati.
Carne artificiale vs carne finta
Ma facciamo un piccolo passo indietro per i profani. Nel caso specifico, che cosa si intende con l’espressione carne “sintetica”? Sotto questa categoria rientrano quegli agglomerati cellulari che riproducono le fibre muscolari animali (ma, come detto prima, anche pesce, uova e latticini) attraverso processi biotecnologici in laboratorio. Si tratta quindi di un concetto – o meglio un prodotto – ben diverso rispetto ai cosiddetti surrogati a base di soia e proteine vegetali, detti anche “carne finta”, da tempo in commercio e studiati per chi abbraccia un’alimentazione vegana.

Il parere di Coldiretti e COALVI
In questa sede, poiché ci troviamo in Piemonte, territorio di eccellenza per la produzione di carne, abbiamo voluto ascoltare il parere delle associazioni che rappresentano gli allevatori e i produttori di carne. Al tempo stesso, ci ripromettiamo di farvi avere presto anche il parere di un portavoce del mondo vegan.

Intervista ai presidenti Bruno Mecca Cici e Guido Groppo
Abbiamo intervistato Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, e Guido Groppo presidente di COALVI, il Consorzio di Tutela della Carne di Razza Piemontese.
Quali sono le ragioni principali della protesta?
«In primo luogo la salute del consumatore – spiega Mecca Cici di Coldiretti Torino -. Non sappiamo come potrebbe reagire il nostro organismo sottoposto per lungo tempo all’assunzione di cibo sintetico replicato in laboratorio senza quelle interazioni complesse tra componenti (macro e micro nutrienti) che rendono spesso assimilabili e sfruttabili dal punto di vista nutrizionale i cibi».
Eppure il cibo sintetico sembra essere l’ultima frontiera della sostenibilità…
«In realtà anche la produzione di cibo sintetico – obietta Bruno Mecca Cici – è un processo ad alta intensità energetica. Secondo diversi studi l’impatto ambientale potrebbe essere più elevato di quello generato dagli allevamenti stessi o dalle produzioni agricole. Nel caso specifico, il metano emesso dagli allevamenti rimane nell’atmosfera circa 12 anni mentre l’anidride carbonica legata alla produzione di carne sintetica persiste e si accumula per millenni. Non dimentichiamo poi che la produzione di carne sintetica comporta consumi di acqua non inferiori a quelli della carne naturale e il processo di lavorazione biotecnologica produce residui che possono avere un potenziale altamente inquinante».
Quali rischi per la nostra filiera agroalimentare?
C’è anche un altro aspetto che preoccupa le associazioni: il fatto che il cibo artificiale potrà essere prodotto sono utilizzando brevetti. Un’industria che volesse investire o convertirsi a questa produzione dovrà produrre solo con autorizzazione e come licenziataria, secondo le specifiche dettate dal contratto di licenza.
«Saranno catene di franchising o modelli simili, dunque, a prevalere su questo mercato» spiega il presidente di Coldiretti Torino. Quindi c’è il rischio che possa affermarsi un modello di sviluppo fortemente globalizzato e realmente poco sostenibile.
Per le associazioni, quindi, il via libero al cibo sintetico può mettere seriamente in discussione il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. Il timore è che questa produzione possa presto inondare il mercato europeo e nazionale, sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech che solo nel 2021 hanno investito 1,4 miliardi di dollari nel segmento della carne artificiale, con un trend del +23mila% rispetto al 2016.

Uno scontro tra futuro e passato?
Ma è davvero possibile contrastare un settore sul quale gli investimenti sono in crescita continua, per di più sostenuti da giganti dell’hi tech e della nuova finanza mondiale? Da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems), solo per citarne alcuni.
Vista così, la protesta delle associazioni nazionali sembra assumere le proporzioni dello scontro tra un futuro etico e sostenibile e un passato che non vuole mutare i suoi modelli produttivi. In realtà, ci spiega Guido Groppo, presidente del consorzio COALVI, gli allevatori non sono assolutamente contrari al progresso scientifico:
«Dimostrazione è il fatto che nelle nostre stalle si sono adottate tecnologie all’avanguardia. Anche sulla questione della salvaguardia degli animali ci teniamo a far presente che il nostro Consorzio collabora da anni con associazioni specifiche per garantire e tutelare il benessere dei nostri animali».
Carne artificiale: promuovere maggiore consapevolezza
Secondo Guido Groppo, nella disputa tra carne artificiale e carne animale, occorre in primo luogo modificare l’approccio evitando di generalizzare, soprattutto per quanto riguarda il tema “sostenibilità”.
«Nella polemica – afferma Groppo – si continua a dimenticare che esiste una terza via, che come spesso accade, è probabilmente quella più giusta e ragionevole. Si tratta degli allevamenti di qualità. Il nostro modo di concepire e fare allevamento non è in alcun modo assimilabile a quello degli esempi che gli opinion leader contrappongono alla carne sintetica, sostenendo che sarà un passo avanti per l’uomo, per l’ambiente e per gli animali. Quello che non viene sufficientemente evidenziato è che esistono diversi modi di fare allevamento. Non possiamo in alcun modo accettare che si paragonino quelli intensivi a realtà come le nostre, che promuovono la qualità e costituiscono un’autentica eccellenza piemontese e italiana» conclude il presidente di COALVI.
Come firmare la petizione contro il cibo sintetico
Per chi volesse aderire alla petizione di Coldiretti, ricordiamo che può essere sottoscritta negli uffici dell’Associazione, nei mercati contadini di Campagna Amica e in tutti gli eventi promossi a livello nazionale e locale.
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