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Di Grechetto in Grechetto, le evoluzioni in bottiglia di Tenuta La Pazzaglia

Dal Poggio Triale al G109 in anfora e, nel prossimo futuro, anche un macerato: tutta l’anima della Tuscia di qualità per l’azienda viterbese di Laura e Teresa Verdecchia

Grechetto Tenuta La Pazzaglia: evoluzioni in bottiglia e in anfora
Il Poggio Triale e il 109 in anfora di Tenuta La Pazzaglia (Foto © Malinda Sassu).

Ne ha fatta di strada la Tenuta La Pazzaglia, tra calanchi e terreni argillosi, nonostante si pensasse a questo angolo della Tuscia come terra eletta di rossi. Ma l’animo tenace di Laura e Teresa Verdecchia, al contrario, è riuscito a scolpire nella pietra le evoluzioni di un vino bianco dalla forte personalità, la profondità di un vitigno spesso bistrattato, il Grechetto.

Lo stile e la qualità dei vini che le sorelle di Castiglione in Teverina hanno saputo creare, sono gli ingredienti del successo che ultimamente non si è fatto attendere e, il Tre Bicchieri Gambero Rosso per il Poggio Triale 2019 di recente assegnazione, è solo l’ultimo in ordine di tempo.

«Abbiamo impiegato anni di duro lavoro per ridare splendore a queste vigne – spiega Laura Verdecchia – le abbiamo dissodate, impiantate e coltivate, credendo sin da subito in quello che facevamo».

Biologico e sostenibilità, l’anima di Tenuta La Pazzaglia

Conduzione biologica e sostenibilità in primo piano e il prezioso aiuto dell’enologo Daniele Di Mambro. Così la Tenuta La Pazzaglia si è contraddistinta, prima fra tutte, per la vinificazione separata delle due anime del Grechetto: la gentilezza del Grechetto di Todi o G5 e la verve del G109, meglio noto come Grechetto di Orvieto.

Coniugare il passato, il presente e il futuro nelle tante facce del vitigno dalle due anime, in una terra ricca di tradizione e di storia: Laura e Teresa ci sono riuscite anche nella piccola produzione in anfora e di un macerato che potrebbe uscire già il prossimo anno.

Vino, olio ed enoturismo di qualità

Qualità in vigna ma anche un superbo olio, ultimamente anche tanto enoturismo di qualità: le terre etrusche della Tenuta La Pazzaglia sono tornate così a vivere, ad essere produttive e a diventare quel luogo magico che è oggi, meta di turisti appassionati che si spingono sin qui, tra il verde delle campagne e dei boschi che dominano la valle del Tevere.

Tenuta La Pazzaglia: vino, olio, enoturismo
Vino, olio e un enoturismo di qualità, sono i cardini di Tenuta La Pazzaglia (Foto © Azienda).

Dal 2014 al 2019: la longevità del Grechetto nella verticale del Poggio Triale

Espressione territoriale in purezza del G5 alias il Grechetto di Todi, il Poggio Triale, dopo un’accurata selezione dei grappoli, fermenta a temperatura controllata e affina sulle fecce fini per circa 6 mesi, per sostare poi in bottiglia in un tempo variabile di 9/12 mesi, arrivando anche ai due anni, se necessario.

Cinque le annate degustate dove si evince tutta la precisione, la passione e la pazienza di Teresa Verdecchia per enfatizzare al meglio la gentilezza e le capacità di invecchiamento del suo Grechetto.

A partire dalla splendida annata del 2014, dal color paglierino dorato e che esprime tutta la sua personalità al naso nella maturità di frutta gialla e intrecci aromatici, fieno e zafferano, ricordi di origano. Ancora presente l’elegante freschezza e l’impronta sapida, lunga la sua persistenza.

Si fa notare per la personalità olfattiva il Poggio Triale 2015: presenti le note agrumate di pompelmo e cedro, pesca e miele. Intrigante il sentore di nocciola tostata che ritorna nel lungo finale sapido. L’avvolgenza di questa annata è particolarmente intensa pur senza appesantire la beva che invoglia ad un secondo calice.

Si passa direttamente all’oro nel calice del Poggio Triale 2017, più fruttato e minerale, il cui profumo rimanda a sentori di pesca, susina e mela cotogna, fiori di zagara ed erbe aromatiche. Meno strutturato del precedente ma con vibrante freschezza e giusta sapidità.

L’annata 2018 segue l’olfattivo di quella precedente, con note vegetali più spiccate e una bella tensione sapida, più agile e agrumato nel finale. Un ventaglio olfattivo incredibile per il Poggio Triale annata 2019: salvia, genziana, mela golden e pera, sfumature mandorlate, agrumi, ananas e timo. Intenso ed elegante, di grande persistenza al palato dove freschezza e sapidità si bilanciano in un finale di lunghi ritorni fruttati e minerali. Il principe di casa non si smentisce e mostra pienamente tutta la sua capacità e un lungo orizzonte evolutivo di fronte a sé.

Verticale di Piggio Triale Tenuta La Pazzaglia
La verticale di Poggio Triale, etichetta simbolo della cantina (Foto © Malinda Sassu).

Dalla terracotta al vino, il G109 in anfora della Tenuta La Pazzaglia

Nel corso degli ultimi decenni il mondo del vino ha riscoperto l’anfora, sempre più diffusa in Italia, non solo per il suo fascino arcaico del richiamo alle origini ma anche per la sua naturale prerogativa di non cedere nulla al vino. Una caratteristica non da poco se consideriamo la richiesta di un mercato sempre più attratto dall’espressione varietale e meno incline alle maschere aromatiche e boisé del legno.

Per gli stessi motivi e, perché no, nel tentativo di scoprire un nuovo volto del Grechetto, è nato in azienda il G109 affinato in anfora. Una prima sperimentazione nel 2018 per arrivare alle soddisfazioni del 2020 dove il vino, senza stabilizzazione proteica e filtrazione, sei mesi di affinamento in anfora e otto/dieci mesi in bottiglia, inizia ad assumere il volto di quello che era l’intento di Teresa Verdecchia: l’idea di un vino naturale e sano, soprattutto, quello di non seguire le mode ma il proprio istinto.

Il G109 affinato in anfora di Tenuta La Pazzaglia (Foto © Malinda Sassu).

Caratteristiche del G109 affinato in anfora

800 bottiglie andate praticamente a ruba del G109, il Grechetto di Orvieto in purezza, presentato con una veste artigianale in terracotta: luminoso il giallo dorato e forte l’impatto olfattivo di frutta matura a pasta gialla, pesca e melone, che si alternano a miele e frutta secca, con leggeri accenni floreali. Vivace l’acidità, grande e piacevole la sapidità al palato. Un corpo consistente e di grande beva, dagli intensi ritorni agrumati e lungo finale.

Le premesse ci sono tutte per un Grechetto dal volto differente, senza cadere nelle mode ma per volare sempre più in alto e mantenere alta la bandiera dell’eccellenza di un Lazio di qualità che ci piace sempre di più.

Tenuta La Pazzaglia
Strada Bagnoregio 4 – Castiglione in Teverina (VT)
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Malinda Sassu

Giornalista e autore Wine, Food & Travel per diverse testate giornalistiche cartacee e online, in Italia e all'estero. Appassionata della vita, dei viaggi e della gente, scopro il mondo attraverso il cibo e il vino, esplorando ristoranti nascosti, cantine e destinazioni culinarie uniche.

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