«C’è una scarsa consapevolezza dell’impatto negativo del consumo di alcol sulla salute e la sicurezza». Inizia così “Reporting about alcohol: a guide for journalists“, il manuale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha destinato alla stampa per istruirla sul lavoro da svolgere
© Articolo di Silvia Fissore e Enzo Radunanza
Chi scrive di vino presto potrebbe essere soggetto a censura, almeno secondo gli ultimi dettami dell’OMS. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, lo scorso 15 aprile ha rilasciato una guida online destinata ai giornalisti di settore e alla stampa in generale, contenente precise indicazioni su come trattare l’argomento “alcol”.
Sotto il termine alcol, il manuale dal titolo “Reporting about alcohol: a guide for journalists” sembra far rientrare sia vini che superalcolici e lo stesso campanello d’allarme, quindi, è riservato tanto ai pregiati vini DOCG che al peggiore dei distillati servito in stile “shottino” nei locali della movida, a un euro al colpo. Ma, soprattutto, l’OMS è categorica sul fatto che l’acol fa male e non va assunto neppure in piccole dosi.
«Nessuna quantità di consumo di alcol è sicura per la salute. C’è una scarsa consapevolezza dell’impatto negativo del consumo di alcol sulla salute e la sicurezza», si legge immediatamente nelle prime battute del documento.
La guida dell’OMS per i giornalisti: ecco come scrivere di alcolici
Abbiamo esaminato la guida dell’OMS, pubblicata anche in italiano sul sito web dell’Istituto Superiore di Sanità (la trovate QUI). Ci è sembrata decisamente monolitica e che attinga esclusivamente alle istanze delle associazioni salutiste, anche a quelle che predicano la totale astinenza dall’alcol.
Dalle numerose affermazioni si evince la volontà di condurre una vera e propria battaglia al comparto dei vini e degli alcolici più che sensibilizzare sul corretto consumo e sul “bere consapevole”. D’altra parte anche sul cibo, sappiamo bene che è buona norma non esagerare.
Senza contare il “bavaglio” messo ai giornalisti e critici enogastronomici. Come sarà possibile, infatti, decantare in libertà la struttura di un vino d’annata avendo sulla testa la spada di Damocle dell’OMS?
Gli studi sul consumo di vino rosso
Come detto la tesi di partenza del report è ben chiara: “No amount of alchol is safe to drink – Nessun quantitativo di alcol è sicuro”. A tale proposito riportiamo una selezione di articoli che trattano l’argomento dell’assunzione di vino rosso, soprattutto, e di alcol in particolare. Alcuni difendono la bontà di un calice di rosso, altri avallano quanto affermato dall’OMS.
Un articolo comparso il 12 maggio 2023 sulla rivista medica inglese BMC Medicine (qui il link) riassume i risultati di un’indagine condotta sui cambiamenti determinati a seguito dell’assunzione abituale di alimenti ricchi di flavonoidi, come vino rosso, tè, mirtilli e peperoni. Raccomandando di assumere quantità moderate di vino, la ricerca conclude che anche nella mezza età, questi alimenti ricchi di flavonodi possono ridurre il rischio di mortalità precoce nei maschi e nelle femmine statunitensi.
Conferma quanto sopra, un’intervista di marzo 2023 che il Professor Giorgio Calabrese ha rilasciato a Riccardo Cotarella per la rivista di Assoenologi (qui il link). Il Presidente del CNSA – Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del Ministero della Salute, infatti, afferma che non è l’uso ma l’abuso di vino che può rivelarsi dannoso, come tutti gli abusi:
«Studi epidemiologici condotti su numerose e differenti popolazioni rivelano che gli individui che consumano ai pasti principali, quotidianamente e moderatamente vino, godono di un migliore stato di salute. In particolare, si osservano riduzioni significative di mortalità per tutte le cause ma specialmente per quelle cardiovascolari, rispetto agli individui che si astengono o che bevono alcol in eccesso. Noi ricercatori stiamo lavorando per spiegare questa osservazione in termini molecolari e nutrizionali. Abbiamo infatti appurato che l’assunzione moderata di etanolo migliora il metabolismo delle lipoproteine e riduce il rischio di mortalità cardiovascolare e il vino è tra le bevande con poca quantità di etanolo.
D’altra parte troviamo chiaro e di buon senso il parere della Biologa Nutrizionista Livia Galletti, che pur comprendendo che bere un bicchiere di buon vino in compagnia faccia parte della nostra cultura e del vivere sociale, non nasconde gli effetti pericolosi dell’alcol (qui il link).
«Il vino è una soluzione di diversi composti in alcool etilico e quest’ultimo è il solo composto della famiglia chimica degli alcooli che possiamo metabolizzare senza morirne. – spiega la dott.ssa Galletti –
Come tutti gli alcooli, l’alcool etilico ha proprietà microbicide e pertanto è dannoso per tutti i nostri microbioti: intestinale, cutaneo, polmonare, vaginale, oculare, …per tutti. Pertanto va detto che l’alcool etilico non ci fa bene, non ne esiste una quantità minima raccomandata, va consumato raramente, meglio ancora non consumato, soprattutto se in presenza di malattie importanti. Quindi, godiamoci il nostro bicchiere di vino di qualità quando siamo con gli amici (uno, non mezza bottiglia), non consumiamolo tutti i giorni e, soprattutto, smettiamola di dire che è una fonte di resveratrolo sulla cui efficacia esistono dati contrastanti se assunto come integratore».
Le reazioni alle indicazioni date nel manuale dell’OMS
Immediate le polemiche della stampa e dei produttori: in primis i cugini francesi che hanno subito parlato di attentato non solo alla libertà di stampa ma anche al comparto enologico. Le polemiche non si sono fatte attendere anche da noi, tra gli opinionisti e i critici di settore.
Il timore è che un documento tanto spinoso e integralista pregiudichi il mondo del vino, diffondendo il concetto il vino nuoce sempre alla salute. Dal punto di vista economico le conseguenze non sarebbero trascurabili: potrebbero crollare le vendite e il comparto non riceverebbe finanziamenti pubblici, fondi europei e aiuti a sostegno del settore agricolo in caso di calamità naturali. Un disastro, insomma.
Certo è che è utopico che l’alcol possa essere eliminato del tutto perchè fa parte della cultura e delle abitudini di tutti i Paesi del mondo, anche se in modalità diverse.
Le indicazioni che hanno fatto discutere
Ma quali sono i punti della guida contestati maggiormente da giornalisti e produttori? Esaminiamoli di seguito, avvertendo che non si vuole avere un atteggiamento di polemica ma fare informazione e avanzare qualche riflessione, soprattutto perchè alcune avvertertenze sembrano ridondanti, atteso che la soglia di attenzione istituzionale è già alta da molti anni anche se, non sempre, efficacemente orientata.
Nessuna quantità di consumo di alcol è sicura per la salute.
È la tesi di partenza dell’OMS che non tiene conto, come si diceva, dei tanti avvertimenti già operanti legati al consumo consapevole. Inoltre essa fa di tutte le erbe un fascio, equiparando – dal punto di vista della pericolosità per la salute – la degustazione di un vino di pregio o di un distillato con il binge drinking dei weekend. Est modus in rebus, dicevano i latini (che il vino lo mescevano con l’acqua e il miele, proprio per attenuare gli effetti dell’alcol).
Sezione domande e risposte della guida
L’approccio fortemente critico si evince bene nella sezione dedicata alle domande e risposte dove, in pratica, l’OMS indica quali dovrebbero essere i contenuti e le informazioni da comunicare al consumatore quando si parla di alcol. Non si lascia spazio per la critica e l’analisi del contesto. A titolo esemplificativo riportiamo qui alcune delle 9 indicate in guida.
C’è un consumo di alcol “salutare”?
“Dalla revisione sistematica della letteratura, non risulta alcuna evidenza sul consumo salutare di alcol. Non ci sono effetti protettivi del consumo di alcol sulla salute, neanche a piccole dosi.” Vengono quindi ritenuti inattendibili tutti gli studi effettuati sul vino (rosso) e sul suo impatto positivo nel contrastare certe patologie cardiovascolari.
Perché le linee guida di consumo di alcol nazionali sono diverse dai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità?
“Molti Paesi hanno adottato linee guida a basso rischio, raccomandando di solito non più di 10 bevande alcoliche standard a settimana. L’OMS non pone limiti particolari perché – come detto in precedenza – le prove dimostrano che la situazione ideale per la salute è non consumare affatto alcol. Qualsiasi consumo di alcol è associato a un rischio, dalla dipendenza al cancro al seno (una relazione lineare nelle donne) o incidenti, prima causa di morte tra i giovani in tutto il mondo”. Soprattutto in relazione alla chiosa finale, con il riferimento agli incidenti alla guida, va detto che non si tiene conto assolutamente che i singoli Stati già promuovono programmi di sensibilizzazione sul tema dell’abuso di alcolici e del binge drinking e sembra ancora una volta che si trascurari il vero nocciolo del problema: ovvero la distinzione tra consumo responsabile e abuso.
Se consumare alcol fa così male, perché tutti lo consumano?
“Più della metà della popolazione adulta nel mondo non consuma alcol, anche se ciò non viene quasi mai riferito, mentre è più facilmente alimentato l’erroneo concetto che consumare alcol sia inevitabile nella vita. L’alcol è una sostanza psicoattiva, la sua assunzione provoca un piacere che può essere parte rilevante di un possibile problema in presenza di una scarsa capacità di controllo di una parte del cervello che si sviluppa tra i 12 e i 25 anni, la corteccia pre-frontale. Quest’area cerebrale, infatti, giunge a maturazione solo intorno ai 25 anni svolgendo le azioni di logica, valutazione del rischio e controllo superiore proprie della capacità cognitiva razionale dell’individuo sapiens maturo”. Insomma siamo tutti dei beoni wine addicted e senza capacità di giudizio? Non sarebbe meglio portare avanti precise campagne di sensibilizzazione all’interno delle scuole? Forse sarebbe questo il tema utile su cui spronare alla riflessione soprattutto perchè oggi il consumo di alcol da parte dei giovanissimi raggiunge livelli preoccupanti.
Ed ecco la chicca finale.
Il consumo di alcol è positivo per l’economia?
Poiché il consumo di alcol può sostenere l’occupazione e generare entrate fiscali, alcuni ritengono che influisca positivamente sullo sviluppo economico. Tuttavia, i danni causati dall’alcol riducono la produttività dei lavoratori e aumentano i costi dell’assistenza sanitaria, della giustizia penale e dei servizi sociali. L’effetto netto è un prodotto interno lordo (PIL) inferiore. L’ultima analisi economica condotta dall’OMS ha stimato che ogni dollaro USA in più investito per persona all’anno in interventi sull’alcol basati su un verificato rapporto costo-efficacia produrrà un ritorno economico stimato di 9,13 dollari USA entro il 2030. La riduzione dei danni causati dall’alcol contribuisce direttamente e indirettamente allo sviluppo economico, con la creazione di domanda e posti di lavoro in altri settori. La produzione e l’occupazione fornite dal consumo di alcol possono essere sostituite in altri settori economici, mentre la riduzione del consumo di alcol contribuirà a raggiungere una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), compresi quelli per porre fine alla povertà, per un’istruzione di qualità, per la parità di genere, per la crescita economica e per ridurre le disuguaglianze tra e all’interno dei Paesi”. Quindi bruciamo le vigne, mandiamo al macero le botti di rovere e rinunciamo a qualche momento di piacere conviviale!
La nostra opinione sulla guida dell’OMS per i giornalisti
Nel fare informazione enogastronomica, La Gazzetta del Gusto ha sempre improntato il proprio racconto al consumo consapevole di cibo e vino. Riteniamo che il rispetto che ciascuno debba avere verso la propria salute si manifesti anche evitando qualsiasi forma di esagerazione. Non solo il vino e l’alcol causano danni, tutto può avere delle controindicazioni se ne abusiamo e quindi la scelta più ragionevole è bere poco e mangiare prodotti di qualità.
D’altra parte, bere un bicchiere di vino in compagnia fa parte della socializzazione, aspetto altrettanto importante per la nostra salute psichica: cosa dovremmo ordinare in questi casi? Le bevande zuccherate fanno altrettanto male e lo stesso si dica per il caffè in eccesso. Rimane l’acqua…
Ciò che riteniamo, invece, urgente è insistere con le campagni di sensibilizzazione sull’argomento alcol e soprattutto nel mondo dei giovani. Le ultime generazioni, infatti, iniziano a bere già nell’adolescenza e non tutti gli esercizi commerciali sono scrupolosi nel rispettare il divieto di vendita di alcolici ai minorenni. Questi ragazzi non guidano ancora e – quindi – non causano incidenti statisticamente conteggiati; non lavorano e spesso gli stessi genitori sono troppo occupati per accorgersi di cosa accade in loro assenza: questo vuol dire che i dati sul consumo non sono attendibili ma il problema esiste già molti anni prima che esploda con le conseguenze che conosciamo. Sono i Governi che, in primo luogo, devono inserire nelle scuole l’educazione alimentare e non possono essere solo i giornalisti a dover “educare” in tal senso.
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