Il riconoscimento arrivato dalla Regione Piemonte accende i riflettori su quest’uva a bacca bianca coltivata nel canavese e nell’Alto Piemonte da almeno un paio di millenni. Tantissime le iniziative in programma per promuovere la conoscenza e il consumo dei suoi vini, declinati anche nella versione spumante e passito
In Piemonte è iniziato l’anno dell’Erbaluce. Dopo la Freisa, grande protagonista del 2022, i riflettori si accendono sui vini che compongono l’universo di questo vitigno autoctono a bacca bianca coltivato principalmente nella zona del Canavese, in provincia di Torino, ma anche nell’Alto Piemonte. Sono circa 300, infatti, gli ettari vitati a Erbaluce che producono le seguenti denominazioni: Erbaluce di Caluso o Caluso Docg, Canavese Bianco Doc, Coste della Sesia Doc e Colline Novaresi Doc.
Erbaluce: la promozione del vitigno
Dopo l’annuncio della Regione Piemonte in occasione dell’ultima edizione di Vinitaly, è partita una serie di iniziative volte a valorizzare la versatilità dell’Erbaluce e promuoverne la conoscenza e il consumo: in particolare per l’area del Canavese sono scese in campo le principali associazioni di categoria (Coldiretti Torino e CIA Piemonte), il Consorzio di Tutela e Valorizzazione vini DOCG di Caluso, Carema e Canavese DOC, l’Enoteca Regionale dei vini della Provincia di Torino e ovviamente la Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, una delle aree più rappresentative della denominazione.
La vigna urbana del Castellazzo di Caluso
Proprio a Caluso, nel cuore dell’anfiteatro morenico, è stata appena inaugurata la nuova vigna urbana di Erbaluce: un progetto nato per evidenziare e rafforzare questo intimo legame tra il vitigno e il territorio calusiese. L’Erbaluce, infatti, regna incontrastato nelle vigne della zona, affiancato dalle uve nere che vanno a costituire il Canavese Nebbiolo e l’assemblaggio delle due tipologie di Canavese Rosso e del Rosé, spumante metodo Martinotti.
La nuova vigna urbana sorge presso il terreno del Castellazzo, di proprietà comunale, e viene data in gestione per 30 anni alla Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, con l’ambizioso obiettivo di diventare il biglietto da visita di questo vino e del suo territorio. Non a caso le viti sorgono a pochi metri dalle sedi del Comune, dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino e del Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini Docg di Caluso Docg e Doc di Carema e Canavese: è così che un appezzamento di terra diventa l’immagine di un’intera zona, di un’intera civiltà e portabandiera dei viticoltori locali.
Nei circa 1.000 mq di appezzamento trovano spazio 110 barbatelle di Erbaluce declinato in diversi cloni: le piante di vite saranno anche a disposizione degli allievi dell’IIS Ubertini di Caluso, come laboratorio all’aperto per la potatura e per micro-vinificazioni sperimentali.
Storia dell’Erbaluce e il lavoro svolto dai produttori
Ma facciamo qualche passo indietro per conoscere questo vitigno autoctono, che è riconosciuto come la base ampelografica della prima denominazione a bacca bianca individuata nella Regione.
I terreni di origine glaciale e il microclima mite, determinato dalla barriera delle colline moreniche e dalla presenza di numerosi laghi, si sono rivelati il binomio ideale per la coltivazione della vite fin dall’epoca della dominazione romana. Ma è solo alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso che inizia il vero processo di valorizzazione del vitigno che porterà nel 1975 alla costituzione della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso (oggi 150 soci), e nel 1986 alla creazione del Centro di Tutela e Valorizzazione Vini DOC di Caluso, primo nucleo di quello che nel 1991 sarà poi il Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini DOCG Caluso, Carema e Canavese DOC.
Tipologie e caratteristiche dell’Erbaluce di Caluso DOCG
Nel disciplinare dell’Erbaluce di Caluso DOCG sono riconosciute le tre tipologie fermo, spumante e passito e questi vini, in grande trasformazione con il cambiamento climatico in corso, oggi sono in grado di fare concorrenza anche agli spumanti di fascia alta e ai migliori vini passiti. Merito del grande lavoro fatto dai produttori negli ultimi 50 anni.
Nella tipologia ferma, presenta luminosi riflessi verdolini e una limpidezza brillante. Il suo profumo molto fine rimanda ai fiori di campo, all’acacia e al biancospino. Il sapore è fresco e secco. Ma la caratteristica nobile dell’Erbaluce sta nella spiccata capacità di evoluzione nel tempo: dopo 3 o 4 anni infatti emergono note minerali e terziarie molto interessanti. Senza dimenticare che possiamo trovare bottiglie di passito di 30/40 anni in grado di regalare emozioni uniche.
Erbaluce fermo e spumantizzato
Le sue due caratteristiche tipiche, l’acidità e la struttura, sono anche gli elementi che permettono la spumantizzazione con risultati di alto livello. Nella versione spumantizzata, l’Erbaluce si presenta con una spuma leggera e persistente, un perlage fine, un bel colore paglierino. Non perde ovviamente il suo delicato e caratteristico profumo così come resta intatto il suo gusto asciutto su cui si percepiscono note fruttate e floreali.
Erbaluce di Caluso versione passito
È però nella versione passito che emerge tutta la poliedricità dell’Erbaluce. I grappoli, dopo un’attenta cernita, trascorrono dai 3 ai 5 mesi nelle cosidette passitaie, distesi su graticci o appesi per il peduncolo, finché non viene raggiunto un contenuto zuccherino non inferiore al 29%.
Dalla vendemmia alla commercializzazione, secondo il disciplinare, devono passare almeno tre anni. Il vino avrà così acquisito un colore limpido che va dal giallo oro all’ambrato, un profumo elegante, etereo, e un gusto dolce, che richiama agli aromi di miele, confettura, frutta passita e candita.
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