Negli ultimi anni, il consumo della popolare bevanda ottenuta dalla fermentazione del malto d’orzo si è allontano dalla tipologia industriale, con conseguente aumento dei piccoli birrifici. A cosa è dovuto questo trend? E perché riguarda sopratutto gli under 35?
Nel 2018 il consumo di birra pro capite medio in Italia, secondo Coldiretti, ha raggiunto la cifra record di 32 litri, per un guadagno superiore al miliardo di euro. Corrispondentemente sono cresciuti del 330% i birrifici artigianali, passati da 200 a oltre 860. A cosa è dovuto questo trend?
Boom della birra artigianale: le ragioni del successo in Italia
Per quanto riguarda i produttori, sicuramente la nascita di nuove realtà è stata favorita dalla riduzione del 40% delle accise per i birrai che producono fino a 10mila hl/anno. Molti giovani, quindi, hanno avuto un buon motivo per lanciarsi in un’attività imprenditoriale che riguarda una bevanda sempre apprezzata e che è collegata alla ripresa del settore agroalimentare. D’altra parte, negli ultimi anni, si assiste alla tendenza di abbandonare le attività industriali per dedicarsi ad aziende artigiane caratterizzate da ritmi più slow e meno frenetici ma, soprattutto, dedicate alla creazione di alimenti genuini.
Dal punto di vista dei consumatori, invece, c’è un crescente apprezzamento di prodotti naturali, poco lavorati, idealmente più sani e a minor impatto ambientale. Quindi i prodotti artigianali, a discapito di quelli industriali, hanno guadagnato quote di mercato.
Ma cosa si intende per birra artigianale?
La birra artigianale, a differenza di quella industriale, non viene sottoposta ad operazioni di filtrazione e di pastorizzazione. Le componenti organolettiche, responsabili di aromi e sapori, sono preservate e rilasciano uno spettro di sensazioni gustative e olfattive di grande complessità.
Una birra artigianale è “unica” ed esprime pienamente la tecnica di lavorazione seguita dal produttore; inoltre l’assenza di conservanti, additivi chimici e anidride solforosa aggiunta, la rende un prodotto sano.
La scelta del malto, il cereale di partenza, e del luppolo da utilizzare sono legate all’inventiva e alla genialità del produttore e hanno un notevole peso sul risultato finale, permettendo di ottenere una gamma di prodotti adatta a qualsiasi tipo di piatto. Oggi, sempre più spesso, la birra è oggetto di un accurato abbinamento con il cibo ed è nata anche la figura del “sommelier della birra” che aiuta il consumatore per un accostamento corretto e a tutto pasto.
Articolo di Puviani Mirco
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