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Arriva in Parlamento la proposta sulla doggy bag contro lo spreco di cibo

Doggy bag obbligatoria? Cosa prevede la proposta di legge

Forza Italia ha presentato una proposta di legge per obbligare i ristoratori a confezionare in una box da asporto il cibo non consumato dai clienti. Confesercenti: «No ad obblighi assurdi»

Sul fronte del consumo, la politica entra a gamba tesa su un tema, quello del dispendio alimentare, che – da sempre – solleva questioni etiche oltre che ambientali. La doggy bag, dunque, diventa una chiave di volta per dare una rinnovata centralità al legame tra produzione, costi, salute e inquinamento e alle strategie per promuovere inedite abitudini a tavola.

Doggy bag obbligatoria? Le iniziative legislative

Lo scorso 19 dicembre è stata depositata dalla senatrice Mara Bizzotto (Lega) una proposta per sensibilizzare i consumatori all’adozione di condotte virtuose orientate alla riduzione dello spreco alimentare. Una questione che ha rianimato un forte interessamento trasversale delle parti politiche.

Sul punto, infatti, anche il deputato Giandiego Gatta (Forza Italia), proprio il 10 gennaio, ha annunciato la presentazione di una proposta analoga dal titolo “Obbligatorietà della doggy bag“, allacciando la tematica all’esigenza di riduzione dell’impatto dei rifiuti, della sostenibilità e del dovere di preservare risorse per le prossime generazioni. In pratica si chiede che i ristoratori, per legge, siano obbligati a confezionare in un’apposita box gli alimenti non consumati dalla clientela.

A cosa serve la doggy bag

L’intento della doggy bag obbligatoria, in sostanza, è evitare che del cibo ancora fresco e appetitoso possa finire ingiustamente nella spazzatura, ma è anche quello di disarcionare un tabù che riguarda molti connazionali. La richiesta di portare a casa il cibo avanzato al ristorante è ancora vissuta come una pratica imbarazzante. Ma è coraggiosamente perpetrata dai turisti stranieri, ormai avvezzi alle consuetudini postprandiali affermate negli Stati Uniti, e in Paesi europei come la Francia e la Spagna.

Confesercenti: «No ad obblighi assurdi»

Sulla proposta di legge è intervenuto Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet -Associazione dei pubblici esercizi Confesercenti, il quale è stato categorico:

«No ad obblighi assurdi! Ridurre gli sprechi è nell’interesse di tutti dell’ambiente, dei consumatori e anche dei ristoratori. Per raggiungere questo obiettivo, però, bisogna lavorare sulla promozione di comportamenti e strategie antispreco. Un impegno che ci prendiamo volentieri: proporremo ai nostri associati di esporre nei loro ristoranti cartelli che invitino i clienti a chiedere la doggy bag. Ma occorre chiarire in modo definitivo le responsabilità: una volta usciti dal ristorante, spetta ai clienti conservare correttamente gli alimenti».

I dati dello spreco: chi è meno attento e cosa si spreca di più

Secondo il recente report di Waste Watchers International, l’Osservatorio internazionale su cibo e sostenibilità, in cima alla lista degli alimenti che scontano maggiormente il fenomeno dell’inutilizzo figurano la frutta fresca, le insalate, seguite dalle cipolle, aglio, tuberi, pane fresco e verdure.

Il profilo delle famiglie che sprecano di più non ha figli (+38%) ed è collocato nel Meridione (+8%), in comuni piccoli fino a 30.000 abitanti (+12%). I più virtuosi, e che quindi risparmiano in termini percentuali, invece, hanno una prole (-29%) e vivono per lo più nel Nord (-4%) e nel Centro (-2%).

I motivi per cui si butta maggiormente il cibo vanno ricercati in acquisti sovrastimati rispetto alle reali esigenze (come accade nel 44% dei casi), oppure nel fatto che ci si dimentica nel frigo di questi beni che, poi, scadono oppure si deteriorano.

Come combattere lo spreco

Ci sono alcune regole auree per evitare che preparazioni e ingredienti vadano perduti. Una di queste è certamente far sì che nelle abitudini quotidiane rientri il consumo degli avanzi dei pasti precedenti, dando sempre preferenza a quanto c’è di più deperibile. Una strategia condivisa, almeno in termini propositivi, dall’86% degli italiani.

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello di prestare attenzione alle quantità prima di iniziare a cucinare, così come avere una precisa idea di quanto presente in dispensa, in congelatore e in frigorifero.

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Selena Vacca

Esperta di legislazione agroalimentare e consulente prestata alle Istituzioni. Una laurea in Giurisprudenza, diversi master e la passione per il mondo enogastronomico declinato in maniera sostenibile. Nata in Ciociaria, stabile a Roma, giro il mondo ma torno sempre nella terra d’origine con due intenti: assaporare prodotti rigorosamente 100% bio e rubare alla nonna la ricetta del pollo con le patate. Il mio motto? Niente è impossibile!

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