Veneto Vino

Prosecco Doc di Ca’ di Rajo Rosé: elegia dell’eleganza effervescente

Prosegue la nostra immersione tra la novità enologica di questo 2020, il Prosecco rosé. Questa volta siamo a San Polo di Piave (Tv) dove freschezza e delicatezza di sorso caratterizzano l’imprinting enologico

Ca' di Rajo: Prosecco Doc Treviso Rosé
Prosecco Doc Treviso Rosé millesimato 2019 (Foto © La Gazzetta del Gusto).

In un periodo come quello che stiamo attraversando, la briosità e sbarazzina finezza di un calice di vino non può che aiutare a rendere meno pressanti routine pandemiche. In più se aggiungiamo la curiosità di farsi raccontare la storia, tutta da scrivere, di un prodotto che sta iniziando i suoi primi, concreti, veri e riconosciuti passi nel mare magnum del mercato enoico nazionale e internazionale, quella del Prosecco… allora la sfida è ancora più entusiasmante. Si badi bene, questa non è una provocazione o un’affermazione da neofita del vino, chiariamolo subito, perchè in questo caso stiamo parlando della versione Rosè.

Siamo così capitati all’assaggio di una interpretazione trevigiana. Si tratta quella a firma di Simone, Fabio e Alessio Cecchetto, titolari della cantina “Ca’ di Rajo” di San Polo di Piave (Tv). Si tratta del Prosecco Doc Treviso Rosé millesimato 2019, realizzato in versione Brut (grado zuccherino dichiarato di 8 grammi).

Prosecco Doc di Ca’ di Rajo Rosé: eleganza e finezza

L’interpretazione di questo Prosecco Doc Treviso Rosé Millesimato ci ha colpito per due particolari caratteristiche: l’eleganza della tessitura aromatica e la finezza sensuale del suo bouquet. Il tutto sorretto, anche nel vero senso della parola, da educatissime catene di perlage che accarezzano sorsi filiformi che sanno di agrume, di litchi, di piccoli frutti rossi non ancora maturi con quella sferzata, inedita, che a noi ricorda la bacca di Goji.

È sicuramente un vino da brindisi, da aperitivo, da convivialità. Figlio di madre nobilissima di questa terra, la Glera, e di un padre che esprime una delle forme più eleganti in ambito spumantistico, il Pinot noir, trova la sua culla in autoclave dove esegue un metodo Charmat lungo (90 giorni) che dona personalità cromatica e gustativa vitale ed espansiva. Il tutto provenendo da terreni, posti a 30 mslm il cui impasto è composto da argille, sabbie a tratti anche ghiaie.

DiVini connubi d’arte

È il tratto astratto, contemplativo ed espressivo della contemporaneità minimalista della pittrice statunitense Agnes Martin che secondo noi si riverbera in questi sorsi, soprattutto nell’opera del 1976 “Praise”.

Agnes Martin, opera Praise
“Praise” di Agnes Martin, 1976.
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Si presenta di un rosa tenue comunque brillante e vivo. Il perlage come si diceva è elegante, persistente e molto molto fine

Al naso è in primis un tripudio di sottobosco, con piccoli frutti non maturi, ma anche note di agrume rosa

Al sorso entra con una buona struttura aiutata da una calibrata sapidità. Un’armonia di sapori che dal pompelmo arrivano alla rosa, attraversando croccanti rimandi di fragoline e lime, con questa particolare sensazione floreale di rosa canina e soprattutto di litchi e bacca di Goji che ne amplificano la portata “aromatica”. Bellissima chiusura e persistenza che lascia la bocca pulita e molto fresca

 

È un vino d’abbraccio, di cordialità e convivialità. Perfetto come aperitivo e come accompagnatore di piatti orientali e cucina fusion delicata. Trova forse la sua comunanza ideale con pesce crudo, fritto in tempura ma non sfigura con formaggi non troppo stagionati.



Nome vino: Prosecco Treviso Rosé Millesimato
Vitigno: Glera (90%) e Pinot noir (10%)
Denominazione: Doc
Vendemmia: 2019
Titolo alcolometrico: 11,5%
Temperatura di servizio: 6/8°C
Calice: medio

Ca’ di Rajo
Via del Carmine, 2, San Polo di Piave (Tv)
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Riccardo Isola

Un viaggio tra inchiostro e liquidi nel cristallo iniziato, ahimé e purtroppo, diversi anni fa. Ambasciatore dei vini dell’Emilia Romagna, giornalista enogastronomico in orbita perenne attorno ai pianeti Vino e Cibo. Usurpatore, per professione e per passione, della lingua italiana. Improprio interprete, ma con dedizione e impegno, del raccontare ciò che da sempre fa grande il nostro essere italici: il Gusto.

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